La rabbia dei fornitori «Noi usati come bancomat»
Martinetto (Filmar): «Non sta ai privati ripianare il deficit. Faremo ricorso al Tar»
«La Regione Piemonte sfora il tetto del budget sanitario e chiede a noi fornitori i soldi indietro delle vecchie commesse. In pratica chiedono ai privati di ripianare il deficit della Sanità. In questo Paese fare industria è diventato impossibile». Filiberto Martinetto, 90 anni da compiere nel 2024, contava di lasciare il timone dell’azienda a una delle tre figlie. «Lavoro da quando ho 13 anni, ma alla mia età devo scendere in trincea contro un’altra legge dello Stato ingiusta e senza senso».
«La Regione Piemonte sfora il tetto del budget sanitario e chiede a noi privati i soldi indietro. In questo Paese fare industria è diventata una barzelletta». Filiberto Martinetto, 90 anni da compiere nel 2024, accarezzava l’idea di lasciare il timone dell’azienda a una delle tre figlie. «Ma le leggi strambe del nostro Paese mi tengono giovane e ancora saldamente al timone — spiega l’imprenditore —. Le mie ragazze sono bravissime e preparo la successione, ma adesso devo stare in trincea contro l’ennesima norma ingiusta che mortifica chi fa impresa». Nelle scorse settimane Martinetto, titolare di Filmar di Caselle, azienda di nastri tessuti e bende, ha ricevuto una lettera nella quale la Regione Piemonte chiede il rimborso di forniture di dispositivi medicali relative a quattro anni di commesse: dal 2015 al 2018.
«Il governo ha approvato il decreto attuativo sul Payback voluto a suo tempo dall’ex premier Renzi — dice Martinetto — In pratica lo Stato autorizza le Regioni che hanno sforato il tetto del budget sanitario a chiedere indietro parte del valore delle forniture. E io mi ritrovo a dover finanziare la spesa pubblica rischiando di dover chiudere l’azienda». Il decreto prevede che le aziende del settore biomedicale coprano la metà dell’extra spesa sanitaria annuale delle Regioni, contribuendo con il 50% della quota di sforamento.
La Filmar, 30 milioni di ricavi e 190 addetti, è una delle ultime aziende tessili del Torinese. Martinetto non è un imprenditore che pensa alla pensione o a qualche buen retiro, neppure a 89 anni. «Lavoro da quando ho 13 anni: sono riuscito a comprare l’azienda in cui ho fatto l’operaio e anche quella (la Remmert, ndr) in cui lavorava mia madre. Adesso però viene voglia di chiudere bottega».
Le Regioni, quasi tutte, chiedono la restituzione di circa 2 miliardi di «spese extra» sulle forniture di dispositivi medici. «Forniture che abbiamo vinto attraverso gare al massimo ribasso magari superando ditte concorrenti cinesi. Ora l’attuazione di questa norma ci toglie ogni margine di competitività». Martinetto, che è anche presidente di Confapi Piemonte, promette battaglia. La sua azienda ha fatto ricorso al Tar e alla Presidenza della Repubblica. Lo Stato ha prorogato il termine ultimo di pagamento al 30 aprile, e probabilmente ci sarà un’altra proroga, vista la pioggia di ricorsi. «Il Payback è un provvedimento ghigliottina — spiega l’imprenditore — che rischia di far saltare un’intera filiera». Le aziende come Filmar lamentano l’assenza di un quadro certo di riferimento, proprio come è accaduto per quelle edili con il Superbonus. «Forse non si è capito che senza industria in Italia non c’è occupazione. Dobbiamo rimboccarci le maniche per cercare di farlo capire anche a chi ci governa».